Ginkgo biloba

 

manto di foglie di Ginkgo ... illuminante

13.12.22

In questi ultimi giorni ho incontrato alcuni esemplari di Ginkgo biloba nel Parco della Villa Reale di Monza, nel Parco Comunale di Fino ... e cosí ho ripescato un mio vecchio testo, del gennaio 2017, su questa fantastica pianta magica ... e oggi giorno di Luce 13 dicembre la pubblico qui, accompagnata da qualche mio bel colpo d'occhio. Daniela


Due esemplari di Ginkgo biloba li vidi la prima volta, anni fa, visitando con grande gioia l’Orto botanico di Brera a Milano. Un bell’ orto, anche d’inverno! Le foglie della pianta assumono un colore giallo-oro in questo periodo dell‘anno; esse giacevano sul terreno del giardino formando un manto che illuminava la grigia giornata ambrosiana. 





 

Mi affascinò tantissimo, ché come l’equiseto é una pianta tra quelle che Darwin, il Ricercatore naturalista, definì **fossile vivente**. Fossili viventi perché i Ginkgo erano ampiamente diffusi ovunque, nel Nordamerica, per esempio, erano una specie dominante fino a 15 milioni di anni fa-. Oggi esistono ancora (!) ma sono spontanee solo in una zona circoscritta della Cina, altrimenti vengono coltivati. Ma pare anche in Lombardia qualche pianta sia nata spontanea da semi ribelli fuggiti a giardini o viali.

Questi alberi li troviamo spesso nelle nostre città italiane appunto a decoro di viali o giardini, pare difatti resista bene all’inquinamento che abbiamo procurato all’atmosfera, e non solo.

Il Ginkgo, oltre a essere considerato l'albero più vecchio presente sulla Terra, è anche uno dei più longevi, difatti può raggiungere i 1.000 anni di età. Intorno all‘anno 1.192 l’albero venne importato in Giappone dai monaci buddisti e fu piantato nelle vicinanze dei templi, in quanto questi alberi venivano venerati. In Giappone difatti é considerato un albero sacro, e spesso tutt’oggi é presente nelle vicinanze dei templi. In effetti si pensa che la specie sia stata salvata dall’estinzione proprio grazie alla coltivazione dei monaci.

La forma della foglia (bilobata) ha sempre affascinato l’Uomo. Queste foglie appaiono sovente raffigurate su ceramiche, tessuti, stemmi familiari, letteratura e poesia della tradizione giapponese, tanto da essere diventate un simbolo popolare nazionale.

La foglia ha ispirato pure poeti naturalisti del calibro di Goethe, che nel 1815 le dedica un suo poema, che ne decanta la dualità ed in contemporanea la sua unicità, paragonandola all’animo umano.

un'ultima foglia poco prima di volteggiare

 

Ho avuto il piacere, proprio l’anno scorso, di visitare la città natale del poeta, Francoforte sul Meno, e la sua casa natale trasformata in museo. E proprio lì mi sono avvicinata ad un nuovo Goethe, il naturalista … alla sua teoria del colore e di nuovo al Ginkgo.

Ecco il poema:

Ginkgo biloba

Questa foglia che da oriente
al mio orto fu affidata,
fa provar senso segreto

che compiace l’iniziato

Forse é un essere vivente

Che diviso si é in sé stesso?
O son due, che si son scelti,

E che ormai come un conosci?

 

Per rispondere al quesito

Trovai certo il giusto modo.

Non lo senti dai miei canti

Che son uno e che son doppio?

originale poema di Goethe

 

Ovviamente non sono stata attratta a caso da questa bella e monumentale pianta e dalle sue foglie. Difatti proprio dalle sue foglie si ottiene una Tintura Madre ... Periodo balsamico: dalla tarda primavera all'inizio dell'estate -come sempre dipende dalla zona in cui si raccoglie!

Due anni fa mi sentivo affaticata, la memoria vacillava. Sicuramente il volerla riempire di così tante nozioni latine (i nomi scientifici di tutte le piante che incontro per esempio! Oltre ai termini volgari italiani e regionali a volte pure in lingua straniera …) non mi aiutava e quindi serviva fare spazio e pulizia nella mia mente! Un caro amico mi consigliò e donò una tintura madre proprio di Ginkgo biloba. E dopo brevissimo periodo di assunzione … la tintura mi ha svelato i suoi risultati.

Stavo meglio e l’affaticamento era scomparso!

Certo prima di assumerne mi sono informata. Di solito amo raccogliere ed elaborare prodotti da piante autoctone, insomma piante che mi crescono intorno … Questa pianta cresce nella Terra di cari amici, una in Campania ed una in Abruzzo- e oltre ai bei esemplari che avevo ammirato a Milano nell’Orto Botanico, l’amore per lei é stato come un colpo di fulmine scoprendo la sua Storia e la sua Forza Vitale.

 


Si narra che dopo l’esplosione della bomba atomica, di Hiroshima fosse rimasta solo distruzione e color carbone. Pure un esemplare antichissimo di Ginkgo era stato abbattuto e ricoperto dalle macerie di un tempio buddista. Qualche anno dopo qualcuno vide tra il carbone una lucina verde brillare … il Ginkgo era germogliato di nuovo!

La capacità del Ginkgo biloba di proteggere il cervello è scritta nella forma e nel nome di questa pianta cinese: è infatti chiamata “biloba” perché le sue foglie sono bilobate, ossia suddivise in due lobi, proprio come il cervello. Anche il profilo e le nervature delle foglie ricordano molto da vicino rispettivamente la forma e la disposizione delle fibre nervose di questo organo. I cinesi hanno usato la pianta medicinale per secoli. L’estratto di Ginkgo (pure in versione alimentare) ha dimostrato vantaggi sia per i giovani studenti che per le persone anziane, questa erba antica difatti migliora l’ossigenazione e la memoria, la concentrazione e altre facoltà mentali.

La parte commestibile è costituita dai "semi" o "noci di Ginkgo" decorticati –perché la parte esterna del frutto, maleodorante, é tossica- hanno un sapore particolare e vengono utilizzati nella cucina cinese e giapponese oppure torrefatti e mangiati da soli. Le noci di Ginkgo, chiamate ginnan in giapponese, erano tradizionalmente usate nella medicina giapponese per aiutare la digestione. Vengono menzionate in libri di medicina che risalgono al 1.492 e poco più tardi si parlava del loro impiego nelle cerimonie del tè come dolcetti. Tra il 1.600 ed il 1.867 il popolo iniziò a usarli come vegetali e come ingredienti per la preparazione di salse. Nel 1.700 le noci divennero uno spuntino da abbinare al sakè. Oggi sono usate, grigliate o bollite, nel chawan-mushi, un piatto a base di uova.

La pianta é dioica, come l’ortica, ossia esiste un esemplare maschio ed uno femmina.

 

Per concludere questa pianta la si può definire proprio un Elisir di lunga-vita e di nuovo una conferma … quando si incontra un‘erba, c’é sempre un perché!

testo e foto @Daniela Di Bartolo

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