pianta magica ... il sambuco
Le piante ci accompagnano tutta la vita. A volte, qualcuno di noi, riesce a vederle, a ricordare la prima volta che ha incontrato ognuna di loro o addirittura a condividere con loro la propria quotidianitá.
Proprio con
il Sambuco questo é facilissimo perché in diversi momenti dell’anno, dal tempo
dei tempi, torna ad essere interessante per noi nei modi piú svariati!
Con il suo legno ci si gioca facendone cerbottane, penne per scrivere, si costruiscono strumenti musicali,
con i fiori di primavera ci si fanno tisane o decotti curativi, sciroppi gustosissimi, si aromatizzano impasti di pane (Calabria e Basilicata), insalate,
dolci, ci si creano frittelle dolci
o salate,
ottime gelatine, mousse, sciroppi con i suoi frutti di metá estate fino all’autunno
a seconda dell’altitudine e del clima.
Da piccola, a casa dei miei, l‘intenso profumo, che entrava dalla finestra del bagno, tutte le mattine primaverili, un misto di rugiada, fior di Ligustro e di Sambuco, riempivano la mia curiositá. Cosa profumava cosí tanto nel bosco? Poi, l’ho scoperto e da allora il Sambuco è al mio fianco.
Nella
lettura di carte topografiche, si
trovano spesso nomi di localitá che ricordano la flora autoctona. Questo stava
semplicemente ad indicare che in tale o talaltro luogo abbondavano le piante di
uno specifico genere. Per esempio: Cerreta, Farneto, Bussi (una localitá
abruzzese per via del Bosso), Lario (il lago di Como per via dei boschi di Lauro), La Sambuca (nel Chianti fiorentino), …
A Motta Montecorvino la montagna ha invece preso il nome di Monte Sambuco!
A Motta Montecorvino la montagna ha invece preso il nome di Monte Sambuco!
E ci saranno
sicuramente molte storie locali da ricordare, ricette, utilizzi nella storia
delle tradizioni locali, forse da troppo dimenticati!
Io
parleró di storie, credenze europee moderne ed antiche, vivendo a cavallo tra
due Paesi. L’Italia (nata in Lombardia da padre abruzzese e madre campana.
Vissuta 12 anni in Cilento e da 3 in Abruzzo) e la Germania (ci arrivai in
cerca di „non sapevo cosa“ a 19 anni, dopo un anno trascorso a Londra).
Da scavi archeologici (risalenti al Neolitico – periodo piú recente dell’etá della Pietra- , sia in Italia che in Svizzera) si é scoperto che questa pianta é stata utilizzata giá nella Preistoria dagli esseri umani pare proprio come alimento. Questo la rende una tra le piante curative conosciute piú antica.
Pare che il
suo nome derivi dal greco sambyké,
uno strumento simile ad un flauto, fatto con i rami cavi del Sambuco. I suoi
rami più vecchi difatti possono essere cavi, mentre quelli giovani hanno un
midollino molto facile da eliminare. Da qui anche i giochi dei bimbi di ogni
tempo: cerbottane, fischietti, …. Ma
pure flauti ai quali un tempo si attribuivano poteri magici capaci di proteggere
da sortilegi e magie (“magico” come quello della celebre opera di Mozart).
I suoi rami pare dovessero essere tagliati in un luogo silenzioso lontano dal
canto del gallo, che altrimenti avrebbe reso roco il suono dello strumento. Gli
antichi romani invece utilizzavano i suoi rami per la costruzione di una specie
di catapulta da guerra.
I Druidi, maghi erboristi celti, ricavavano dal Sambuco le proprie bacchette magiche. Che venivano raccolte proprio la notte di San Giovanni …
Tante piante nella storia dell’umanitá vengono piantate o meno vicino alle abitazioni. Il sambuco é uno di queste piante, che viene messo proprio a scopo protettivo. Ai tempi in cui si credeva ancora a Frau Holle, portava sfortuna abbattere un Sambuco. Si poteva mettere a repentaglio la propria salute o addirittura rischiare la propria vita. Pare che pure i cavalli si ammalassero poi nelle stalle e le galline smettessero di deporre le uova. Se proprio bisognava abbattere un Sambuco era necessario celebrare rituali di riappacificazione (...). Ma chi era Frau Holle? In Germania la pianta era chiamata ‚l’albero di Holda o Holle‘.
Questa figura era una fata del folklore germanico medievale, dai lunghi capelli d’oro, che abitava nei sambuchi vicini ai corsi d’acqua.
A volte lei appariva come una vecchia strega.
Le credenze di allora esaltavano le proprietà magiche e benefiche della pianta, tanto che fino all’inizio del novecento, pare che i contadini tedeschi, quando incontravano un Sambuco lungo il loro cammino, alzassero il cappello, come segno di rispetto. La sua presenza era costante vicino a monasteri e abitazioni, perché si diceva appunto proteggesse. E anche il famoso flauto magico delle leggende germaniche, non era altro che un ramoscello di Sambuco.
Il Sambuco era considerato una Porta di Morte ed era molto rispettato, non ci si dormiva sotto per paura di essere attratti, grazie al profumo dei fiori, in altre dimensioni, nello stesso tempo rappresentava pure un simbolo di rigenerazione e nutrimento, dato che ogni sua parte recava aiuto all’uomo contro malesseri e malattie, e le sue bacche erano fonte di nutrimento sin dai tempi antichi. Chiamata pure Madre Sambuco era da un lato una splendente e luminosa Madre quindi la Vita, ma pure Signora del regno sotterraneo ed infero e dunque la Morte.
Cosí come per molte dee dell’antichitá: Amaterasu in Giappone, Demetra e Persefone in Grecia, Inanna in Mesopotamia o Rhiannon nei Paesi Celtici.
Anche i fratelli Grimm raccontarono di „Frau Holle“ e Andersen ne narró nella sua favola intitolata „Madre Sambuco“!
Il Sambuco
lo troviamo spesso in prossimitá di
vecchie case coloniche o baite montane o a confine di terreni coltivati,
piantati proprio per le ragioni che si raccontavano. Difatti si credeva pure
che l’albero fosse di buon augurio
per la fertilitá.
La dualitá degli effetti che causa
quest’arbusto sicuramente portó a tale adorazione e rispetto che divennero
popolari e tramandate. Difatti la pianta da una parte é tossica mentre
dall‘altra é curativa. I suoi semi e le foglie sono tossiche per l’uomo. Mentre
curativi sono i fiori (solo ben aperti), frutti (solo quando ben maturi, appena
assumono un color nero-violaceo omogeneo), corteccia (non fresca) e foglie
(queste ultime solo per uso esterno).
Sempre non
tralasciando l’osservazione di Paracelso nella dose sta il veleno anche
marmellate, sciroppi o altre trasformazioni buone della pianta, vanno assunti
con moderazione … altrimenti non allarmatevi delle frequenti visite in bagno!
Con
l’avvento del cristianesimo il sambuco seguì il destino della Signora
che lo abitava e delle donne che lo adoravano. Se prima queste erano guaritrici
e donne delle erbe ed il sambuco era
rispettato come Madre di vita e di morte,
con il sopraggiungere della nuova religione sia loro che la pianta stessa
furono privati del loro potere e della
loro sacralità e la loro conoscenza fu bandita. Il sambuco divenne un
albero legato solamente alla morte in senso fisico, al dolore e alla malattia,
e si iniziò ad usarlo esclusivamente nei riti di sepoltura, a scopo decorativo.
Si trova in
tutta Italia, in luoghi freschi dalla pianura fino a circa 1.000 m s.l.m.. E‘
un arbusto, ma anche alberello, perenne, che puó raggiungere i 3-4 metri di altezza. Ha una corteccia
ruvida e grigiastra cosparsa di lenticelle biancastre. I fiori sono bianchi,
profumati e minuti a 5 lobi,
raccolti in corimbi terminali. Le foglie
sono opposte , composte da 5
foglioline ovali e appuntite con bordi seghettati e nervature evidenti.
La pianta
non va confusa con l‘ Ebbio (Sambucus
ebolus), che é velenoso in tutte
le sue parti e che cresce nelle stesse zone, addirittura spesso all’ombra del
nostro Sambuco. Questa pianta potrebbe sembrare uguale a prima vista, sia nella
forma delle foglie che dei fiori, per raccoglitori in erba … ma la differenza
basilare e semplice da controllare é che
il Sambuco nero é un arbusto, quindi la sua base é legnosa, mentre l’ebbio
resta una pianta erbacea.
ebbio, falso sambuco (tossico) il frutto |
ebbio, falso sambuco (tossico) il fiore |
ebbio, falso sambuco (tossico) il fusto e le foglie |
Il Sambuco é una delle piante tintorie storiche: su stoffe o su pelle i frutti danno, a seconda dei tempi di bagno, toni che vanno dal rosso , al nero o blu.
Le foglie tingono di un verde muschio mentre la corteccia di un nero scuro scuro ecco perché viene chiamato sambuco nero (Sambucus nigra).
Pare che le donne romane dell’aristocrazia utilizzassero il succo di sambuco (frutto) per tingere i capelli, che allo stesso tempo agiva pure come fissante e curativo.
Fiori: si raccolgono a maggio-giugno solo se completamente fioriti. Si essiccano all’ombra in ambiente ventilato. Si conservano poi in vasi di ceramica o vetro o in buste di carta, al buio. Hanno proprietá diuretiche, antireumatiche, ottime in caso di febbre facilitando la sudorazione (decotto di fiori), … Si utilizzano pure per dolori di denti; per infiammazioni agli occhi: una tazza di acqua calda con un cucchiaio di fiori, poi quando é tiepido, si utilizza per sciaquare gli occhi stanchi, arrossati o infiammati.
Sono
utilizzati in cucina per sciroppi, spumanti e impasti di pane, dolci e
schiacce.
Ottimo fiore
pure da fumigare.
raccolta di fiori |
Frutti: si raccolgono quando sono ben maturi, in agosto-settembre. Il consumo di frutti non ancora maturi puó provocare intossicazioni, anche gravi o semplicemente dolori addominali. Si conservano, senza semi, o come succo o gelatina, mousse, liquore … ma anche essiccati a scopo terapeutico. Il loro succo é antinevralgico (per es. nevralgia del trigemino si usano 2 cucchiai al giorno). Sono ricchissimi di vitamine. Sono un ottimo lassativo, delicato, bastano 10 gr. di frutti essiccati in decotto in 100 ml di acqua, da bersi al mattino appena svegli e la sera prima di coricarsi. Il decotto di frutti é pure antisettico per le vie urinarie ed il fegato. Le bacche contengono un minimo di tossicità (per questo vanno raccolte ben mature!), per cui vanno sempre consumate cotte, mai crude.
le mie creme di bosco. Attenzione assumere con parsimonia: blando lassativo. |
sciroppi di fiori di sambuco |
Foglie (solo per uso esterno): emollienti per foruncoli, scottature e emorroidi, ma pure geloni e gotta si applicano in cataplasmi di foglie fresche (lavate e spezzettate) oppure in compresse imbevute invece dell‘ infuso dei fiori (5 gr. di fiori in 100 ml di acqua).
Foglia e bocciolo di Sambuco |
Corteccia: si prende da ottobre a
gennaio-febbraio. Decotto di corteccia per scottature.
Non utilizzare la corteccia fresca per non incorrere ad avvelenamenti. Si
tratta della seconda corteccia.
Ma pure germogli (decotti per nevralgie), radici (emetica –vomito- e lassativa) ed il midollo.
7 sono i suoi doni e 7 erano gli inchini che si facevano ai tempi passando davanti ad un Sambuco!
Insomma il Sambuco svolge un’importante azione diuretica, diaforetica (adatto alla sudorazione), emolliente (fiori), lassativa (frutti) é ricco di vitamine e minerali, rafforza le difese immunitarie, benefico per le vie respiratorie, migliora la circolazione sanguigna, antidolorifico e antibatterico …
In Austria veniva chiamato proprio Farmacia degli Dei in rispetto di queste sue varie e ottime proprietá.
Come faccio
il succo dei suoi frutti? Per prepararlo lasciar cuocere per
qualche minuto (5 circa) 80 gr di bacche. Poi filtrare e addolcire la
bevanda calda con zucchero o miele. Se ne beve un bicchierino al dì.
E come faccio lo spumante? Succo di limone di 2 frutti, fettine di altri
due limoni. In un grande vaso mettere 2 lt e mezzo di acqua di fonte, 70 ml di
aceto di mela il succo di limone e 250 gr di miele di acacia. Da 7
infiorescenze togliere gli steli piú grandi ed immergere nel liquido. Mettere
pure le fettine di limone. Tutto deve essere ben immerso, per evitare che
ammuffisca. Mettere in un luogo caldo. Dopo 3-4 gg inizia giá la fermentazione.
Dopo 7 gg é pronto. Imbottigliare e tappare fermando poi con fil di ferro.
Conservare al fresco, da consumare entro l‘anno.
Come faccio
lo sciroppo dei fiori? Ci sono svariate
ricette … eccone una facile, facile per esempio: 12 infiorescenze in 1
litro d’acqua, possibilmente di sorgente, con 1 limone bio in otto pezzi,
macerare per 24 ore. Filtrate, pesate il succo e unitelo allo zucchero (1: ½).
Poi mettetelo sul fuoco e portate a bollore, lasciando sobbollire finchè non
comincia ad addensare. Lo sciroppo è pronto da invasare. Conservatelo tra le
conserve più preziose. Si conserva a lungo e si beve diluito magari con
l’aggiunta di foglioline fresche di aromatiche a piacere. Una volta aperto va
conservato in frigorifero.
I suoi fiori , se vi dedicate
alla meditazione, si possono utilizzare anche come incensi. Questi vengono bruciati per facilitare che il momento propizio
giunga.
Aiuta a trovare il compito di vita, purifica e rende consapevoli delle proprie forze ed intuizioni …
Personalmente per gli incensi utilizzo erbe essiccate di uno o più anni prima. Preferendo, da brava raccoglitrice, il consumo delle raccolte fresche entro l’arco dell’anno.
Aiuta a trovare il compito di vita, purifica e rende consapevoli delle proprie forze ed intuizioni …
Personalmente per gli incensi utilizzo erbe essiccate di uno o più anni prima. Preferendo, da brava raccoglitrice, il consumo delle raccolte fresche entro l’arco dell’anno.
Concludo felice di aver descritto quasi ogni utilizzo di ogni parte di questa meravigliosa pianta. Ancora una conferma che la Natura é immensa e non aspetta che essere di aiuto, imparzialmente, per ognuno di noi! Rispettiamola.
Ricordo che è
sempre bene chiedere il parere del proprio medico
prima di iniziare ad utilizzare qualsiasi tipo di rimedio naturale, anche se non
si assumono farmaci.
Testo (05 febbraio 2017) e foto Daniela
Testo utilizzato nell'intervento al Festival
del sambuco il 23 e 24 Giugno 2018 (San Giovanni) - Motta Montecorvino (FG)
Fonti
-Kraft
und Magie der Heilpflanzen》di Rudi Beiser, Ed. Ulmer
-Feste,
Bräuche, Traditionen, Ed. Weltbild
-Flora
officinale della Riserva Naturale Regionale del Lago di Penne, Mariano Boschi/
Adelaide Leone. Ed. Cogecstre
-
Il giardino die semplici, Erbe, tisane e pratiche curative, Ed. Del Baldo
-
Guida alle piante officinali e tintorie del Parco Nazionale della Majella, Maja
ambiente Edizioni.
-
Le Erbe Medicinali, Tina Cecchini e Bernardo Ticli, Ed. De Vecchi
-
La Sapienza della Dea, Dee Poth, Ed. Psiche 2
-Rimedi
naturali, Ed. Giunti
-Tenere
erbe e dolci frutti di campo, Paola Scala. Ed. Demetra
-Fränkisch
kochen mit Wilden Kräutern, Marion Reinhardt, Ed. Ars Vivendi
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