Dea Bona, Bosco sacro e altre storie

ăqua viva * acqua sacra


Da qualche anno ormai dal Cilento sono migrata in Abruzzo, la Terra di origine da parte paterna. Stanno succedendo, come sempre del resto, cose belle … una dietro l’altra. Quasi senza respiro.
L’inverno lo vedo da molti anni  come il momento di „far posare“, dico io, rivivere, godere ed immagazzinare l’avvenuto, il vissuto dell’anno trascorso.

Arrivata in Abruzzo avevo un ricordo fisso dei popoli italici combattenti e forti, del Guerriero di Capestrano, dei templi dedicati ad Ercole Curino e delle sue piccole statuette fittili trovate a iosa negli scavi, … .
Poi ho conosciuto delle donne favolose (Adriana, Brunella, Chiara, Giusy, Helvia, Luciana, …) che mi hanno aperto un  mondo che sentivo, ma ignoravo. Esse mi hanno guidata alla conoscenza della Storia prima del dominio del patriarcato e delle attuali religioni, una storia piena di luce, grazie allo splendore di quei miti oggi oscurati. Un mondo che chiama, di cui mai si spense la memoria, quella arcaica. I nostri geni contengono quei dati, quelle esperienze, quei saperi. E‘ indiscutibile.


L’anno scorso scoprii, poco prima della nostra partenza dicembrina, l’esistenza della catacomba superequum (del IV secolo) di cui mai avevo sentito (eppure fu  scoperta del 1943) .
Subito chiamai il gentile e sapiente Giuseppe Cera di Castelvecchio Subequo (AQ) e gli spiegai la mia urgenza. Non potevo partire per tanti mesi senza prima vedere la catacomba. E cosí fu. Una sensazione cosmica il tepore della Terra che ti avvolge. Una quiete ed un luogo veramente Sacro. Ben scelto, non c’é che dire.



Quest’anno invece ho insistito amorevolmente con la cara Michela Fabrizi a Castel di Ieri (AQ). Da qualche anno volevo vedere l’eremo della Madonna di Pietrabona … non vi era apparente ragione per questo desiderio. Ci avevo provato qualche anno fa, solo un paio di volte, trovando ogni volta il cancello chiuso. Un altro luogo bellissimo. Unico.


muschi, ombelico di venere e spaccapietra

E cosí due giorni prima della nostra partenza, di quest’anno, riusciamo a vedere l’eremo.
Prima di andarci navigo un po‘ in internet - fino ad allora non avevo mai ricercato notizie in merito.
L‘andarci era solo un mio forte desiderio. Su un sito internet sull’archeologia inizio col trovare qualche notizia illuminante sulla natura originaria del sito.
Vero che il nome dell’eremo, sottolineato dall’accento abruzzese, mi suonava ogni volta particolare Madonna di „Pietrabbòna“ e cosí trovo forse la ragione di questa mia grande curiositá.

Scopro e poi nei giorni seguenti leggo su svariati libri tracce arcaiche di questo sito, risalenti forse al IV-V secolo a.C.. Difatto si sa che a quell’epoca le genti italiche furono influenzate dalla Grecia, dove giá si praticava quello che fu poi definito il „culto mediterraneo“. Questo culto era rivolto ad una grande dea, guarda caso Signora delle erbe, dei fiori e delle piante, Signora delle belve e degli animali da pascolo, Signora delle fanciulle e delle spose, … . Una Magna-Mater o Bona Dea, una divinitá femminile e pre-storica associata alla Terra e venerata presso grotte e sorgenti. Gli elementi che si accomunavano per la scelta del luogo erano la grotta (poi in tarda etá divenuto il santuario), il bosco sacro, gli altari, la vegetazione circostante, oltre alla presenza di pietra e acqua. 



il Bosco Sacro visto dall'Altare originario

particolare dell'abitazione dell'eremo - candelabro-essenziale

 
Ed i conti tornano perché nelle immediate vicinanze dell’Eremo della Madonna di Pietra bona, tra il tempio italico e l’Eremo, per esempio tutt’oggi sussiste un bosco, che io conosco come Bosco Sacro.



il magico percorso nel Bosco Sacro per giungere all'eremo



Finestra dell'Eremo con pietra di riciclo


particolare finestra- antico riciclo
Indagando scopro che uno stralcio di scritto di Plutarco, che in Vita di Cesare cosí scrive:
“I romani hanno una Dea che essi chiamano Bona, che i Greci chiamano la Dea delle donne. I Frigi dicono che questa dea nacque da loro, e che era la madre del loro re Mida. I romani dicono invece che era una ninfa Driade che sposò Fauno, ed i Greci sostengono che era l'innominabile Una tra le madri di Dioniso. Per questo motivo le donne che celebrano i suoi riti coprendo le loro tende con tralci di vite, e un serpente sacro siede accanto alla Dea sul suo trono, come nel mito. È illegale che un uomo si avvicini o sia in casa quando i riti vengono celebrati. Le donne, e solo tra loro, si dice eseguano i riti del rito orfico durante la cerimonia sacra“.

Le Dee italiche eredi della Grande Dea mediterranea sono Fortuna, Bona Dea, Mater Matuta, Feronia e Diana.
Bona Dea accanto a Mater Matuta é “la Madre Buona”, la Madre Divina che vigila sulla vita delle donne. Faunus é il suo Paredro, ossia colui che sta accanto, vicino a dove siede la dea.
Bona Dea é Signora delle erbe e degli animali e protettrice della salute delle madri e della prole ed é saputo tutt’oggi che con l’acqua della cisterna  - di acqua piovana (una volta peró scorreva un ruscello sotto l’eremo, detto Rio Scuro)- che sta oggi davanti all‘attuale chiesa dell’Eremo, venivano bagnati i bambini colpiti da gravi malattie . La zona cultuale era tipicamente italica in quanto costruita con un piccolo muro di cinta che delimitava un boschetto, con al suo interno una fonte, un'edicola per l’immagine della Dea e una capanna. E pure il muro di cinta é visibile tutt’oggi. L’edera che vi cresce veniva raccolta anche in tempi recenti per stabilire un rapporto di fede con il sito religioso. E alla croce di legno posta alla destra dell’ ingresso venivano poste pietre raccolte durante il pellegrinaggio dal paese all‘eremo.

Le principali caratteristiche del culto di Bona Dea sono:
la presenza dei serpenti nel suo tempio; la presenza del paredro Faunus che spesso si può trasformare in serpente, sottolineando l’unione fra la divinità femminile e l’animale per eccellenza ctonio e fallico; l’uso del vino come bevanda rituale, caratteristica tipica dei popoli italici e laziali; la presenza nel luogo sacro di un herbarium, giardino* delle erbe di guarigione, coltivato dalle sacerdotesse della Dea e da lei protetto.

Le prime notizie scritte sul luogo di culto pare risalgano solo alla fine del XII secolo e sarebbero contenute nelle Bolle papali di Lucio III (1.183) e di Clemente III (1.188) e quindi dopo la trasformazione in luogo di culto cattolico.

roccia e pietra
l'interno conservato con amore dai devoti


ciombolino in fiore

felice io




Attratta da un luogo religioso (nel senso odierno del termine) scopro un mondo infinito di sacralitá legata alla Natura. 

Ogni cosa giunge a tempo debito.











*ahimé oggi non accessibile per via di una frana.







Approfondimenti:
Adriana Gandolfi, Il Viaggio Sacro _ culti pellegrinali e santuari in Abruzzo (da pag 79 a pag 104), ed. Andromeda
Anna De Nardis, Da Circe a Morgana, scritti di Momolina Marconi, ed. Venexia
Luciana Percovic, Oscure Madri splendenti – le radici del sacro e delle religioni, ed. Venexia

Commenti

  1. Che bello, sia il contenuto che il tuo stile di descrivere! un gran abbraccio! Sabine

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    1. grazie Sabine, che piacere ritrovarti. Ci sentiamo presto ... SoloBelleCose

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  2. Conosco l Abruzzo, è un po' tutta la Regione ad essere magica. La Natura e la Montagna dominano.

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  3. Grazie per le tue preziosi parole che documentano una straordinaria storia persa nel tempo.
    Il pozzo di Pietrabona ti aspetta.

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    1. ...ed io non vedo l'ora di poterci tornare . Luoghi sacri alle mie radici. Profondo amore.

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