da parte della Natura _ la cura di se stessi e dell'ambiente che ci circonda



(manoscritto intervento alla conferenza 14 aprile 2019, Raiano (AQ) Fiera della Neururalitá _ a cura di Movimento Zoé)


Agricoltura intensiva, pesticidi, immondizia esagerata dispersa nell'ambiente (e pure nei campi coltivati), fuochi, plastica, diossina, ...

 



Riavvicinarsi e sentire Natura esserne parte integrante e non . Conoscere le piante autoctone, conoscere il luogo che abitiamo e i dintorni. Essere attento ed amare l'intero Pianeta.

Da tempo ormai ci pensavo, ma quando é successo  che ci siamo allontanati dalla Natura, dal sapere genetico, dalla cura di noi stessi? 

Un esatto istante certo non credo ci sia stato, ma si tratta sicuramente di millenni di lavoro continuo.
L’arrivo del Cristianesimo in Europa ha segnato in occidente l’inizio della fine (credo a partire dall’anno 1.000 circa, il tempo dei roghi) di quello stretto rapporto che esisteva tra l’essere umano e la Natura tutta.

 

Le piante erano sacre, esse rappresentavano il legame tra il Cielo e la Terra. Si onoravano le piante. In Germania quando il contadino passava davanti ad un Sambuco, s’inchinava. Pianta sacra e magica, perché può farci male (il frutto se non completamente maturo e consumato, provoca dei forti mal di pancia) ma anche molto bene (lo stesso frutto maturo é un blando lassativo oppure il suo fiore in infuso ci fa abbassare la febbre alta), … Mai si sarebbe tagliata una pianta di sambuco, poiché si credeva che morte o malattia si sarebbe abbattute sulla famiglia, pure le bestie nelle stalle si sarebbero ammalate e le galline non avrebbero piú deposto uova.
Cosí come nessuno sarebbe salito su un noce per raccogliere i suoi frutti o si sarebbe addormentato sotto di esso.
Perché i suoi rami sono fragili e cosí si sono sempre utilizzate pertiche per raccogliere i suoi frutti…  E male si coltiva ai suoi piedi. Oggi la scienza ha stabilito che le sue radici  emanano una sostanza, chiamata juglone, che é tossica ed inibisce la crescita di altre specie botaniche… Ma questa pianta é restata in utilizzo tra gli usi umani.
Oggi, chi sa, si fida solo della scienza e non più delle proprie doti innate, se non raramente, e questo grazie allo sviluppo, alla modernitá. Chi non sa invece solitamente odia la Natura, la campagna perché ricorda i tempi non più recenti, quelli della fatica e della fame oppure ha paura di ogni minuscolo insetto e non riconosce né i grandi alberi né i più piccoli fili d’erba.
 

Oggi si parla tanto di permacultura come novitá, ma l’essere umano l’ha giá conosciuta in passato. Tutto aveva un senso, un utilizzo ed un perché. C’era armonia, la Vita del resto non é mai stata facile.
Quest’armonia pure dovuta al rispetto della Natura, degli altri esseri umani, degli alberi, le piante e animali.



La carne certo si mangiava: l’agnello a Pasqua, il pollo ad Agosto, a Carnevale il capretto, a Natale il tacchino …. Ma poi … pure basta.

Oggi peró non rispettiamo neppure piú noi stessi …
Correre é la parola chiave
Soldo é il filo conduttore
Abbiamo mercificato pure Terra Madre.


Se i campi non sono abbandonati, i piccoli coltivatori sono rimpiazzati, perché non conviene piú, da grosse cooperative, e quelle siepi che segnavano confini e trattenevano la terra con le loro radici sono state abbattute. Per passare meglio con grossi mezzi e fare agricoltura intensiva e monocolturale.

Quelle siepi di rosa canina, rovo, biancospino, roverella, fusaggine, … che oltre ad assumere ruolo di frangivento per le coltivazioni, protezioni da incursione alle colture, erano pure rifugio di tanti animali e fonte di cibo per loro durante i rigidi mesi invernali, erano la biodiversitá, perché la Vita potesse proseguire. L’anno scorso nella siepe naturale del nostro orticello, chiamato Ortcolto, ho incontrato uno scricchiolo. Un cinguettio potente, un uccellino minimo col piccolo petto rigonfio. Il Germania lo chiamano 'Zaunkönig' il re delle siepi, quelle siepi che diventano sempre più rare tra i campi arati e scavati.

Un paio di anni fa, quando ci fu quella nevicata speciale in Abruzzo, nelle vicinanze di Moscufo, dove ogni collina é pettinata dagli aratri e non ci sono piú alberi o siepi a delimitare ... ad un certo punto una notte si sentì un gran botto, mi raccontó un’amica che vive là … non era un terremoto. Una collina era semplicemente implosa. Questo accade in un Paese fragile come il nostro. 

Ma perché é importante la biodiversitá e perché lei rappresenta il proseguimento della vita? Eccovi un esempio chiaro e succinto: nel 1845 l’Irlanda visse un‘ennesima carestia, conosciuta nella storia come la ‚grande carestia‘. L’arrivo del fungo della peronospera distrusse completamente tutto il raccolto di patate. Allora alimento principale e quasi unico. Inoltre ai tempi veniva coltivata solo una specie, che si ripiantava da raccolto a raccolto, chiamata Lumper. L’arrivo della peronospera distrusse ogni raccolto quell‘anno e fu causa del decesso di oltre un milione di irlandesi!
Due anni fa cercavo due piante officinali. Una veniva coltivata un tempo in Abruzzo, veniva utilizzata come tintura vegetale, era il guado (Isatis tinctoria). L’altra era l’Inula viscosa (Dittrichia viscosa), pare un‘ottima pianta per tenere a distanza la mosca olearea e pure utile, fumigata, per evitare la varroa tra le api. Ebbene sapete dove le ho trovate con facilitá? Nelle vecchie ed abbandonate zone industriali. Quelle periferei dimenticate. Quei luoghi ormai desolati e di nessuno. Solo lì loro possono riprendere a riprodursi e a compiere il loro nobile compito di risistemare la terra deturpata dall’umano.
Altrove teniamo pulito! 

 













[pu·lì·re]
Liberare dallo sporco (anche + a, da): p. la strada, la casa; p. il vestito a qualcuno; p. il tavolo dalle briciole; anche tr. pronom. .
"pulirsi la bocca col tovagliolo"
Togliere, eliminare la sporcizia da una superficie, ecc. (anche + da).
"p. le tracce di sporco dal tavolo."

Liberare da ciò che è inutile, ingombrante, fastidioso; ripulire (anche + da).
"p. l'orto dalle erbacce" · (Ahhhhhhhh!!!!!!!)
Liberare un cibo dalle parti non commestibili, mondare (anche + da)."p. la verdura" ·

Tra le grandi pulizie da qualche tempo si usa tagliare lungo i bordi delle strade con questi nuovi macchinari che sbranano a pezzi tronchi, ramoscelli, … lasciando poi visibili le ferite alle piante e i mucchi di immondizia che invece si lasciano giacere e che inesorabilmente si trasforma in microplastica. I Rifiuti.

[ri·fiù·to]
’azione di scartare o di eliminare, e il fatto di venire scartato o eliminato, come inutile o inutilizzabile oppure dannoso, e quanto così si scarta o si elimina (in questo valore concr. spec. nel pl. rifiuti): materiali, prodotti, sostanze di rifiuto, di lavorazioni e produzioni varie (in biologia, i prodotti del catabolismo che vengono escreti o che in ogni caso non prendono più parte al metabolismo); acque di r., provenienti dagli scarichi di abitazioni, officine e industrie; trasporto a rifiuto, nelle costruzioni civili, trasporto delle materie di scarto di lavorazioni, demolizioni, scavi, ecc., dal luogo di produzione a quello di scarico. Con valore concr., cassetta, cestino dei r., per mettervi ciò che non serve e si butta; r. solidi urbani, le immondizie, quanto viene eliminato e gettato via dalle abitazioni, dagli uffici, dai locali pubblici e dalle sedi di altre attività di un centro urbano (servizio di raccolta, trasporto e smaltimento dei r. solidi urbani); r. radioattivi, sinon. meno com. di scorie radioattive (v. scoria, n. 2 b). In usi fig., riferito spreg. a persone: un r. della società, un delinquente, una canaglia, un individuo socialmente pericoloso; un r. di galera, un individuo che ha già avuto gravi condanne: una nave con una ciurma turbolenta, composta da rifiuti di galera.
Sinonimi e contrari
rifiuto  s. m. [der. di rifiutare]. - 1. [il rifiutare qualcosa: opporre un rifiuto; rispondere con un rifiuto] ≈ (non com.) diniego, negazione, (non com.) ricusa, (non com.) ricusazione. ↑ ripulsa. ↔ accettazione, approvazione, assenso, consenso. 2. (estens.)... 



Quando i nostri bisnonni lavoravano la terra e buttavano rifiuti nell‘ambiente, questi erano compostabili (le scarpe erano di cuoio e cartone o poi caucciú, …). 

 

Oggi si continua ad acquistare senza pensare, buttando involucri e quant’altro ovunque, distrattamente e per ignoranza.
Tutti pallidi, nervosi, senza tempo: ma dove corrono?
Ecco, non si sa.

Guardando i rifiuti sparsi ovunque mi chiedo anche di cosa si nutrano molte persone! Siamo nella Terra dei Tratturi e si acquista pecorino grattugiato in una busta di plastica. Cosa é capitato?

 

Non abbiamo piú cura di noi stessi.
E gli alberi cosa dovrebbero fare? Se noi li potiamo maldestramente, se sversiamo veleni inquinando irreversibilmente falde acquifere… loro devono restare dove sono, adeguarsi ad ogni nostro sopruso. Noi possiamo partire, se non ci piace più. Loro no.

Il Pianeta appartiene a pari merito agli umani, alle piante e agli animali. La nostra arrogante mania di superioritá lo sta distruggendo. Ormai ne parlano pure i massmedia a ripetizione.

L’essere umano puó star bene solo se in armonia con l’ambiente che lo circonda.

Prendiamoci dunque di nuovo a cuore noi stessi,

gli amici, il paesaggio, la Natura tutta.

 






Evitiamo plastica, ricicliamo, riusiamo,
acquistiamo con consapevolezza,
prendiamoci Cura dei nostri luoghi, della Terra



























































Testo e immagini Daniela Di Bartolo




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