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La magia della Lunaria

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  La magia della Lunaria La Lunaria la vedevo la prima volta con consapevolezza a casa di Vella, la mia terza nonna. Lei - maremmana era la nostra cara vicina di casa-, la mia mamma ed il mio papá mi hanno contagiato per l’Amore della Natura.    La Lunaria a casa di Vella era nominata come le medaglie del papa , si trattava difatti di una composizione di fiori secchi da lei composta. Si usava molto ai tempi. Oggi anche io ho un paio di piccole composizioni a casa. In questo caso si usano le siliquie – praticamente i frutti secchi della pianta che contengono per lo più 6 semi e sono come medaglie o monete del Papa appunto. Sfogliandoli delicatamente tra le dita si toglie la pellicola (valve) che protegge i semi, e resta la parte interna della ‚medaglia‘, che luccica, che pare fatta di madreperla. In tedesco infatti questa pianta prende il nome di Silberblatt (tradotto: foglia d’argento), nome che rende proprio l’immagine, come molti termini tedeschi. Invece in itali...

Calma e lasciar andare _ Artemisia una regina dell’Equinozio d’autunno

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  Pianta erbacea che arriva ad 1,5 m di altezza e fiorisce (periodo balsamico) verso fine estate. La pianta é dedicata alla Dea Artemide (nome greco della Dea romana Diana) famosa per prendersi cura delle donne . Una delle sue proprietà é proprio la cura per mestruazioni irregolari e dolorose (foglie e fiori). Sconsigliata a donne in gravidanza e a chi abbia problemi con l’apparato digerente (fegato, cistifellea). Il suo gusto é amaro. Ottima per superare l’inappetenza, digestioni difficili (sommità fiorite), … . Storicamente utilizzata per la realizzazione di liquori. In Val d’Aosta, Piemonte e nel Parco del Gran Sasso in Abruzzo con l’utilizzo di artemisie montane, che crescono al di sopra dei 1.000 m s. l. m., viene prodotto il famoso genepì. Il suo aroma ricorda pure il vermut (vino bianco aromatizzato con foglie di Artemisia v.) un’invenzione di appassionato cultore di scienze naturali, il piemontese Antonio Benedetto Carpano, del 1786. In Germania diventa Wermut, che...

Passate le feste… la marruca continua a tintinnare allegramente al vento

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  La Marruca in Abruzzo , per la precisione a Raiano, nella Vallata Peligna, è chiamata tattazigne - che sta ad indicare i piatti bronzei delle bande e delle orchestre musicali – questa definizione é dovuta alla particolare forma dei suoi frutti. E proprio la forma delle sue drupe pare sia stata ispirazione sia come decorazione per gli ornamenti femminili dell‘epoca che per i pettorali difensivi dei guerrieri italici. Al vento questi frutti secchi sono una delicata musica di accompagnamento durante le camminate in Natura. È un arbusto perenne comune sia in Abruzzo che nell’area mediterranea. Il suo nome scientifico Paliurus spina-christi ci indica innanzitutto la caratteristica dei suoi rami ricchi di spine acutissime. E‘ una pianta officinale, infatti, i suoi frutti in infuso hanno forti proprietà diuretiche (Paliurus: „ pálin “= di nuovo e „ oúron “= orina. Far orinare di nuovo), mentre le foglie vengono usate in erboristeria per preparare dei rimedi contro la pelle grassa...